martedì 11 febbraio 2014

Pulisci la macchina, altrimenti Gesù piange.

Dedicato a quelli che: quando pulisco la macchina, piove.


Domenica di sole, luce appalla, malinconia sul ciglio della porta, indecisa se entrare a prendere un tè, tuoni di imbecillità nel mio cervello.

"Pulisco la macchina!" fiera e decisa nell'esclamazione più contraddittoria che la mia persona possa esprimere, vado fuori e ripulisco il mostro.

Lavare la macchina è quella cosa che fanno gli uomini la domenica mattina. Il mio stereotipo intransigente, li dipinge come i fighi che dopo la notte "brava" passano: aspirapolvere, lucido, toglicapelli e operano un raccatto di mollette tra i sedili per evitare la situazione SeNonE'TuaNonE'ComePensi!
Le immagini si sprecano, lo so.

Il rifiuto nel praticare codesta azione verso l'autovettura è sostenuta dalle multiple obiezioni: non sono un uomo, non devo giustificare le mollette disperse tra i sedili, la domenica mattina me la spasso a letto e soprattutto, ho sempre e solo pulito la macchina quando la decenza di portarla in giro era più bassa della mia autostima e questa volta, signori e signore ancora forme di vita sperimentali non se ne scorgevano tra i tappetini.

Non ancora abbastanza convinta, mi armo di aspirapolvere e mangiapolvere e vado incontro alla mia morte pomeridiana.
In silenzio e concentrata ho concluso l'affare in poco tempo, appendendo anche un triste abremagic (si scrive così?!) al Pino. Perfetta.
Adesso, ogni volta che salgo in macchina, mi sembra di entrare in una foresta di pini irlandesi imbevuti in sostanze sicuramente tossiche e verdi. Uno scempio per il mio fine olfatto.

Ore 15:30, il rombo del potente aspirapolvere, fa da sottofondo musicale ai miei pensieri.
Ego traboccante all'ultima passata di pulisci vetri: "Son stata brava, ce l'ho fatta!"

C'è il sole e io ho la macchina pulita. Uno spritz e sono il riassunto di una vita perfetta. Pretendo poco.

Scorro la mia agenda mentale e scopro con mio grande rammarico, di non rimembrare l'ultima volta che ho provato soddisfazione nel poter accender la radio senza polvere.

Rido da sola, trovando una vecchia foto che tengo lì, vicino ai cd da viaggio, ritrae una delle tante volte che mia nonna m'ha costretto a lavar la macchina.
Luglio, un caldo boia, la Gianna si fionda a casa mia e con fare sospettoso controlla se il vestito appeso fosse nell'ordine: sporco, stirato bene e senza fili pendenti.
Passo l'esame con facilità ma all'ultimo secondo sfodera la domanda jolly: "Ma Susanna ,domani si sposa la tua amica e tu hai la macchina sporca?"
Non ho avuto il tempo di reagire, ero già ad aspirare la polvere in ogni pieghina dell'aria, senza prendere in considerazione che all'alba del nuovo giorno, il mio cavaliere di zucchero sarebbe arrivato in sella al suo macinino e saremmo volati via per i lidi pesaresi a festeggiare l'amore altrui.

Sono arrivata alla conclusione che pulire la macchina rientra nelle: CoseDaFarePerGrandiOccasioni, una sorta di rito propiziatorio, se non lo fai rischi di mandare alle ortiche l'intero evento.
E' come comprare il vestito per la domenica, lasciare gli slip della dote per le "grandi occasioni", la messa di Natale, il servizio di piatti quello buono e finire a letto dopo il terzo appuntamento, insomma momenti che "Susanna, tocca fare così perchè bisogna. E non fare troppe domande."

E' divertente vederci come siamo aggrappati alle tradizioni, noi che non andiamo mai alla messa la domenica mattina. 
Tutto questo per dirvi che se siete arrivati alla soglia del terzo appuntamento, pulite la macchina, potrebbe tornarvi utile.
Ciao.

2 commenti:

  1. Ricordo, signorina Susette, che un uomo disse: "Appoggiati alla mia macchina! E' pulita."
    Vogliamo ricordare proprio tutto?
    :*

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  2. C'è anche chi ha detto che "la macchina pulita è sinonimo di poca attività."
    Puoi non rovinare la mia poesia?! Ti prego!
    i l'ove iu

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